I numeri parlano chiaro: in Italia sono sempre di più le mamme lavoratrici, donne che dopo la maternità scelgono di tornare al lavoro e proseguire il loro percorso professionale. Secondo uno studio della Società Italiana Medici Pediatri che ha messo a confronto i dati delle famiglie italiane nel 1998 le abitudini del 2015, nel corso degli ultimi 20 anni le famiglie nelle quali solo il padre lavora sono diminuite e oggi sono meno di 4 su 10.
Nonostante questa tendenza all’aumento, i numeri restano ancora lontani da quelli di altri Paesi europei. Se in Italia, dopo la nascita del primo figlio lavora circa il 59% delle mamme, la media europea raggiunge il 71,3%. Un divario che si riduce dopo la nascita del secondo figlio, scendendo a 54,1% nel nostro Paese e a 54,7% negli altri Paesi della Ue. A fare da eccezione in questo scenario è l’Olanda, dove l’occupazione femminile addirittura aumenta in maniera direttamente proporzionale al numero dei figli.
Il caso olandese dimostra come a favorire il rientro a lavoro delle mamme è certamente un sistema di welfare che permette di conciliare in maniera efficace le esigenze familiari con gli impegni professionali: flessibilità di orari, possibilità di lavorare da casa, consistenti assegni familiari che integrano lo stipendio e rendono meno onerosa l’iscrizione alle scuole per l’infanzia.
Inutile dire che in Italia la situazione è ben diversa. Se per le lavoratrici dipendenti il percorso di rientro al lavoro è regolato dalla legge, per le lavoratrici autonome non c’è un percorso delineato. Le freelance possono scegliere di riprendere come e quando vogliono, a patto di trovare la giusta formula: lavorare da casa oppure, ad esempio, optare per un coworking.
Contrariamente a quello che comunemente si crede, studi relativi ai risultati scolastici dei ragazzi, dimostrano come i figli di mamme lavoratrici rendono di più dei loro compagni con la mamma casalinga. Un dato che emerge dai tanto vituperati test Invalsi, elaborati dal Ministero dell’Istruzione per valutare i livelli di apprendimento in italiano e matematica degli studenti italiani: nell’anno scolastico 2015/2016 la differenza di punteggio tra i figli di donne che restano a casa per scelta e i figli di donne che tornano al lavoro è superiore al 15%.
Una cosa è certa, sono rimasti in pochi a dubitare che una donna con un impiego retribuito possa essere anche una brava madre. A resistere sono soprattutto i dubbi legati all’opportunità di tornare al lavoro quando in bambini sono in età da asilo nido: dubbi messi in discussione da uno studio pubblicato recentemente sul Psychological Bulletin che dimostra come ricominciare a lavorare dopo la nascita di un figlio, in media, influisce in maniera ridotta sullo sviluppo psicologico e sulle future prestazioni scolastiche.